La Control Mastery Theory distingue il senso di colpa conscio da quello inconscio. Il primo permette alle persone di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è influenzato dal contesto culturale e sociale dell’individuo e dall’educazione ricevuta durante l’infanzia.Essendo accessibile a un livello di consapevolezza, può essere pensato, contestualizzato e, nel caso, mitigato dall’esperienza dell’individuo. Al contrario, il senso di colpa inconscio deriva da credenze patogene sviluppate in conseguenza di traumi da shock e da stress vissuti durante l’infanzia.
Il senso di colpa inconscio, al contempo, contribuisce a mantenere le credenze patogene da cui origina ed è sostenuto dall’immaturità cognitiva ed emotiva del bambino, in particolare dal carattere concreto, magico, idealizzante e iper-generalizzante del suo pensiero e dalla poca esperienza che lo caratterizza e che gli fa percepire i propri genitori come la massima fonte di autorità. Durante l’infanzia il bambino è completamente dipendente dai suoi genitori, può sentirsi al sicuro solo se sente che questi lo amano e lo proteggono, sono forti e sono felici. Non può permettersi di pensare che sbagliano, che sono deboli o cattivi, perché la sua intera esistenza diverrebbe precaria. Qualsiasi comportamento susciti dolore, rabbia o tristezza nelle figure di accudimento provoca nel bambino profondi vissuti di colpa. Ricerche recenti mostrano come, fin da subito, gli individui siano predisposti a empatizzare con gli altri esseri umani; infatti, nel corso dell’evoluzione questa capacità si è dimostrata altamente adattiva: l’empatia riduce i comportamenti aggressivi favorendo quelli pro-sociali, che promuovono la sopravvivenza dei gruppi e degli individui che ne fanno parte. In quest’ottica, il senso di colpa inconscio deriva dall’amore che il bambino prova per i genitori e dalla necessità di sentire che i caregiver a loro volta lo amano, lo sostengono e lo proteggono. Qualsiasi comportamento susciti in loro dolore o disapprovazione provoca nel bambino vissuti di colpa angosciosi. Poiché sono inconsci e derivano da esperienze traumatiche sperimentate durante l’infanzia, le esperienze reali difficilmente riescono a mitigarli e modificarli. Per questo motivo, anche in età adulta il raggiungimento di un successo personale e relazionale può comportare forti vissuti di angoscia e depressione per alcune persone, che di conseguenza boicottano la propria realizzazione personale attraverso comportamenti auto-sabotanti, gesti autopunitivi e vissuti emotivi dolorosi.
La Control Mastery Theory individua quattro tipi di senso di colpa inconscio: quello da separazione/slealtà, quello del sopravvissuto, quello da responsabilità onnipotente e quello da odio di sé. Il senso di colpa da separazione/slealtà deriva dalla credenza secondo cui se ci separiamo da una persona cara questa ne soffrirà, laddove la separazione può essere intesa come distanza fisica ma anche come differenziazione psicologica. Le persone possono dunque sentirsi in colpa quando si allontanano dai propri familiari o quando sviluppano idee, credenze e valori diversi da quelli dei propri cari. Questo senso di colpa può dunque promuovere atteggiamenti di compiacenza volti a mantenere la vicinanza con i propri cari o di identificazione con i comportamenti, spesso disfunzionali, dei propri familiari. Il senso di colpa del sopravvissuto si basa sulla credenza patogena secondo cui avere più successo, fortuna o qualità di una persona cara sia ingiusto, come se il benessere, il successo e le capacità di uno si basassero sull’infelicità o l’incapacità di un altro. I successi personali vengono quindi vissuti con una forte angoscia, che si può cercare di tenere a bada attraverso condotte autopunitive e comportamenti auto-sabotanti. Il senso di colpa da responsabilità onnipotente si basa invece sulla credenza secondo cui si ha il potere e il dovere di rendere felici e fare star bene le persone care. Gli individui mossi da questo senso di colpa reputano che, se venissero meno a questo compito, sarebbero cattivi ed egoisti e qualcosa di terribile accadrebbe ai loro familiari. Questo senso di colpa può quindi dare vita ad atteggiamenti sacrificali dovuti all’incapacità dell’individuo di far valere i propri bisogni e diritti, vissuti come qualcosa che può ledere il benessere di altri significativi. Infine, il senso di colpa da odio di sé è legato alla convinzione di non valere nulla e di non meritare l’amore, il sostegno, la comprensione, la protezione e il rispetto degli altri. Questo senso di colpa deriva da esperienze infantili con genitori maltrattanti, svalutanti o trascuranti che hanno portato il bambino, e in seguito l’adulto, a pensare di essere intrinsecamente sbagliato. Non potendo mettere in discussione la loro autorità e benevolenza, il bambino finisce per identificarsi con l’immagine di “cattivo”, “fallito”, “brutto” e “inadeguato” che i genitori o altre persone care gli hanno rimandato e mette in atto una serie di comportamenti che finiscono per confermare questa immagine di sé.
Le credenze patogene alla base di questi sensi di colpa vengono messe alla prova, come tutte le altre credenze patogene, nel corso di una terapia e delle relazioni importanti: superare i test relativi a queste credenze significa quindi ridurre progressivamente i sensi di colpa.
Obiettivi sani, ostacoli (credenze patogene e sensi di colpa), traumi e test sono tra gli elementi costitutivi del piano inconscio con cui ogni paziente inizia una psicoterapia.